Progetto nuova sede

Vivo in un’area “vocata al vino” solo in anni recenti: tra il fiume Piave ed il Livenza. Ricordo che fino agli anni settanta era quasi impossibile bere il vino di un contadino: era necessario “dargli aria” per eliminare un po’ dei tantissimi sgradevoli odori! Ogni “ombra” (così si chiama qui il bicchiere di vino) si portava con sè almeno un centinaio di piccoli difetti!
Poi il salto: l’igiene, la conoscenza, la disponibilità al cambiamento ed infine la qualità.

Nulla quindi del passato ha una valenza culturale positiva: una memoria da dimenticare o meglio da ricordare per gli innumerevoli difetti; ma la retorica, si sa, è tanta e allora infinite “nuove” cantine come tanti carri mascherati replicano ville venete, stalle, improbabili cantine mai esistite.

La cantina “Vinska Klet bric’ in Slovenia” di Boris Podrecca è una lezione di cultura: una pagina di un manuale che insegna che la memoria del passato deve essere recuperata solo laddove è autentica e con peculiarità positive, come i muri a secco e le raffinate tecniche costruttive della Slovenia da lui attentamente analizzate e riproposte.
Una lezione per i Veneti dalla vicina Slovenia dove il messaggio giunge fin troppo chiaro: la contemporaneità non teme alcun confronto con la retorica e le repliche di un passato ricostruito solo per scopi commerciali di bassissimo valore culturale. Con l’architettura non c’è solo un valore aggiunto al vino, ma la prova che quel vino, così come l’edificio, è stato pensato e reso contemporaneo in funzione dei nuovi comportamenti, delle nuove tecniche e delle nuove conoscenze: ti suggerisce che “lì dentro” il vino non può essere artefatto! Bellissima e gradevolissima come poi il vino!

Ora l’edificio è quasi completato e la cantina “VINTINOVE” si presenta così come l’avevamo pensata.

Alfonso Vesentini